Test Genetici: affrontare l’incertezza

  • Angelina Jolie - Photo by JJ Georges

Test Genetici: affrontare l’incertezza

Test Genetici: affrontare l’incertezza

I test sono invece necessari solo nel caso di alto rischio familiare, e andrebbero eseguiti solamente nei centri d’eccellenza, seguendo i consigli degli specialisti. L’aspetto fondamentale da comprendere è che un test genetico non fornisce una sicurezza, bensì un dato di rischio. La persona, dunque, potrebbe trovarsi esposta a un’informazione che non riesce a comprendere, in balia di ansia e paure legate all’incertezza. Ecco perché è necessario che l’esame sia affiancato e integrato da un lavoro psicologico, in grado di dare un senso ai nuovi dati a disposizione.

Nel caso dei test genetici bisogna rendersi conto che ci si trova di fronte a una probabilità di sviluppare tumori che va dal 40 al 90%.  Si tratta di una forchetta troppo ampia: serve ai medici per decidere di effettuare nuovi controlli, ma non può guidare le pazienti nella scelta di una terapia. Come ho detto, queste donne si trovano quindi ad affrontare non tanto il rischio, quanto l’incertezza. Il compito della psicologia cognitiva, come anche della psiconcologia nello specifico, è indagare come le persone elaborano i dati, le informazioni, l’ambiente che li circonda. È attraverso questo processo mentale che le persone affrontano le situazioni della vita, si tratti della scoperta di una malattia o di un rischio genetico. Questi processi sono comuni a tutti gli individui, non solo ai pazienti. Ognuno di noi, infatti, è esposto a una serie di informazioni, legate alla salute o meno, che deve utilizzare per formarsi delle previsioni – a volte delle illusioni – in base alle quali pianificare il futuro, prendere decisioni, regolare la condotta”.

Per affrontare l’incertezza non esiste dunque una linea di condotta giusta, in assoluto, e una sbagliata. Tuttavia, è abbastanza facile capire che è possibile aiutare una persona a gestire l’incertezza solo quando si consideri la sua reale prospettiva, quando vengano affrontati i suoi bisogni e i suoi valori. In questo senso, è necessario portare l’uomo – e dunque il paziente – al centro della medicina. Non c’è nulla di numerico, di matematico, di semplicemente oggettivo che possa realmente aiutare ad affrontare simili decisioni”.

LEGGI ARTICOLO “Dietro alla scelta di Angelina Jolie” di Simone Valesini su D – La Repubblica

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